Vanessa Postacchini/ www.RedattoreSociale.it

Utopia e paura: voglia di costruirsi un futuro, ma anche timore di non farcela
E' l'immagine dei giovani che emerge da ''L'Amorosa Visione'', il documentario realizzato da 16 giovani tra 18 e 30 anni della provincia di Macerata, sotto la guida del regista Daniele Segre. Sarà distribuito nelle scuole

Una generazione proiettata verso un futuro migliore e guidata dalla voglia di utopia.
Ma anche una generazione impaurita, con il timore di non farcela. Sono questi i giovani che si raccontano
nel documentario “L'Amorosa Visione. Percorsi giovani di incontro e di abbandono”, presentato questa mattina a Roma:
volti e voci di ragazzi e ragazze in primo piano, che parlano di futuro, paura, lavoro, immigrazione, famiglia, cultura,
precarietà esistenziale ed economica, felicità, etc.
Un ritratto intenso e vero, in controtendenza con le immagini stereotipate della cultura mediatica ufficiale.
Il lavoro è stato realizzato da 16 giovani studenti tra i 18 ed i 30 anni, provenienti dall”Università e dall’Accademie di Belle Arti
di Macerata, ma anche da istituti superiori della città e della Provincia, sotto la guida di Daniele Segre, regista da sempre impegnato in un cinema utile e della realtà. Il documentario è nato come progetto di formazione sperimentale sulle
tecniche audiovisive cinematografiche, da un’idea di Angela Gregorini dell’Irre (Istituto di Ricerca Educative) delle Marche,
che ha coinvolto l’Assessorato Formazione e Lavoro della Provincia di Macerata.
Il lavoro è stato realizzato tra giugno 2006 e marzo 2007: i 16 studenti selezionati – divisi in 4 troupe e coordinati
da 7 tutor didattici -, dopo aver fatto esperienza diretta della difficoltà di sapersi raccontare davanti ad una telecamera,
sono passati dall’altra parte, realizzando delle ”interviste narrative” in primo piano ai coetanei.
“Il risultato è andato oltre le aspettative – ha sottolineato Segre – , il fatto di essere a Roma è un grande vanto.
E’ un’esperienza per me pilota e non è detto che non la possa ripetere in tempi brevi in un’altra parte d’Italia,
l’importante è creare un rapporto con il territorio. Ho voluto far comprendere agli studenti selezionati la difficoltà del lavoro visuale per raccontare la realtà. Protagonisti del documentario – ha continuato – sono i giovani che, superando gli stereotipi, si
raccontano, per dire 'come è bello vivere, ma anche difficile’. E’ il miglior messaggio che poteva emergere”.
“Bellissimo l’esordio di questo capolavoro – ha detto da parte sua Italo Tanoni, direttore dell’Irre Marche – , che è un accenno all’utopia: questa è la chiave di volta di lettura dell’intero film”.
E’ all’insegna dello stesso termine che il film si conclude, dopo che una giovane canta “Summer Time”.
L’obiettivo è ora di far divenire il lavoro, che si presenta come una reale inchiesta sulle aspettative dei giovani,
uno strumento di comunicazione attiva e di educazione nelle scuole, sia per gli studenti che per docenti,
nelle quali sarà distribuito gratuitamente dal prossimo settembre.
“E’ uno strumento – ha evidenziato il regista – per occupare i territori pubblici contro la televisione.
Possiamo realizzare un’operazione culturale e formativa per sensibilizzare i docenti, che spesso non sanno più
perché fanno il loro mestiere. Dalle interviste realizzate emerge l’immagine di giovani abbandonati e bisognosi di maestri, giovani a cui la scuola non ha saputo dare una risposta ”.
Secondo Segre “il primo piano crea un vero e proprio rapporto con l’interlocutore e permette di scalfire la maschera
dietro cui ci si nasconde in una normale intervista televisiva.
Il mio obiettivo è stato quello di educare i ragazzi ad approcciare gli altri come persone e non come numero,
come un bottino da guerra, come si fa in genere in tv. Abbiamo cercato di trovare un filo narrativo che
potesse diventare racconto, dunque universale e quindi una storia importante”.
“Ho subito abbracciato il progetto – è intervenuta da parte sua Carla Monachesi, l’assessore alla Formazione e Lavoro
della Provincia di Macerata – perché vi ho visto un intervento diverso, in cui gli allievi non sono stati ad ascoltare
le lezioni in maniera passiva, ma sono divenuti “attori ” del progetto e vi ho visto anche un aspetto formativo,
che può realizzare nuovi spazi di lavoro. E’ compito delle istituzioni attivare dei percorsi che possano facilitare l’inserimento lavorativo soprattutto dei giovani, per evitare che siano costretti ad andare fuori regione o addirittura
dell’Italia e noi perdiamo un patrimonio umano che è una risorsa del paese”.
Domani il documento sarà presentato alla stampa nelle Marche, dopodichè sarà la volta del pubblico marchigiano,
nei cinema di Civitanova Marche (21 aprile), Recanati (28 aprile ore 17.30) e Macerata (28 aprile ore 21.30).
L’auspicio – che per il regista è un di più – è quello che possa circolare anche nei Festival.

© Copyright Redattore Sociale